8^ Assemblea Annuale (Convention), Roma - feb. 2011 - La visita

 

La visita

Nel pianerottolo di accesso alle due sezioni è sistemato uno strumento musicale di fantasia, del 1898, di Carlo Bugatti (1885-1940), fratello del più famoso costruttore di automobili, accostato ad uno strumento “rumoristico” denominato “ciac-ciac”, realizzato nel 1915 dal pittore futurista Giacomo Balla. Fra gli altri reperti presenti sul pianerottolo, va ricordato il corno Cazzani-Kalison, dono del cornista Domenico Ceccarossi.

La 1^ e 2^ Sala sono dedicate all’archeologia e presentano una interessante collezione di reperti metallici, in terracotta ed in osso: campanelli in bronzo, fischietti di terracotta, strumenti a percussione, come sistri, crotali e sonagli.  Nella 2^ sala si può ammirare un corno fittile di epoca falisca, una specie di “gong” di bronzo con il quale si avvisava dell’apertura e della chiusura degli stabilimenti termali e la sala è completata da statuine in terracotta e lucernecon rappresentazioni di strumenti dell’epoca.

La 3^ Sala è dedicata agli strumenti extra europei. Raccoglie esemplari di strumenti provenienti da tutte le parti del mondo: Asia, America ed Africa. Strumenti a corde dell’India e della Persia; organo a bocca del Laos; oboe, flauti e chitarre cinesi; tamburo a clessidra, flauti e cetre del Giappone; chitarre spagnole corni peruviani, mascella di asino afrocubana, charango (chitarrino), qualcuno con cassa armonica costituita da un carapace di armadillo, del Sud America; arpette, cetre, lire, tamburelli corni d’avorio ed uno strumento a corde su una cassa armonica costituita da una noce di cocco dell’Africa. Di notevole interesse in questa sala un kemantsche o ribechino turco-persiano del 16° secolo in ebano e tartaruga ed un quanun(uno strumento a 63 corde ricordato nelle Mille e una notte).

La 4^ sala è dedicata agli strumenti popolari, con reperti napoletani, sardi, alpini, oltre a strumenti popolari slavi, russi e spagnoli. Particolare interesse ha attirato la panoplia degli strumenti popolari napoletani: traccheballacche, il putipù, il tric e trac (raganella), lacaccavella, oltre a numerosi mandolinimandoloni e tamburelli. Fra i mandolini vale la pena ricordare l’elegante mandolino liberty, realizzato a Napoli e la mandola/mandolino, costruita in un unico blocco (double face), per l’esigenza di un suonatore ambulante. Fra gli altri strumenti, le launeddas sarde, le nacchere, l’ocarina, la cetra da tavolo, la ghironda (o lira da orbo), strumento popolare molto diffuso nel 1400.

La 5^ sala è dedicata all’invenzione del pianoforte. Vale la pena ricordare che un italiano,Bartolomeo Cristofori (1655-1732) è universalmente riconosciuto come l’inventore del pianoforte ed è a lui che si deve il passaggio dal cembalo, corda pizzicata al pianoforte vero e proprio con le corde percosse da un congegno meccanico a  martelletto. Il pezzo forte della sala, oltre a pianoforti rettangolari settecenteschi europei (inglesi, francesi italiani e tedeschi), è rappresentato dal pianoforte a coda del 1722 del Cristofori (gli altri due esemplari esistenti si trovano rispettivamente a New York, del 1720 ed a Lipsia del 1726).

La 6^ Sala riguarda gli strumenti da viaggio o da trasporto. Con una interessante serie di strumenti per uso domestico: violini per maestri di ballo (pochette) o all’aria aperta (corni da caccia, flauti, clarinetti, clarinetti e violini bastone). Fra gli strumenti da trasporto vanno ricordati l’eccezionale cembalo “piegatorio” di Carlo Grimaldi del 18° secolo, a tre sezioni ripiegabili, l’arpa per suonatore ambulante, diverse chitarre, mandolini napoletani, ghironde e lire chitarre settecentesche, così come l’organo da processione del 1688 e l’harmonium portatile a due tastiere.

La 7^ sala concerne la musica militare, composta, evidentemente, da strumenti a percussione o a fiato. Si è così scoperto che l’abitudine delle bande musicali di presentare una specie di “padiglione cinese”, specie di bastone dotato di campanelli o di sonagli o da una specie di xilofono, deriva dai Turchi. In effetti questo apparato costituiva per gli Ottomani un vessillo per gli alti dignitari dello stato. Nella sala si possono ammirare due di questi “padiglioni”, di cui uno austro-ungarico, con comando meccanico dei campanelli. Fra gli strumenti a fiato vale la pena ricordare i corni, le cornette, i serpentoni da cavalleria (impiegati fino all’ottocento) di legno scavato, i cimbassi o “bass horner” e naturalmente i tamburi.

L’8^ sala è dedicata alla musica religiosa. Campane, organi, la “tromba marina”, strumento settecentesco ad una sola corda, usato nelle istituzioni conventuali femminili e soprattutto unorganino guidavoci ad 8 canne utilizzato per uso didattico nei cori.

La 9^ sala è dedicata alla musica in casa. Questo è il regno delle spinette, spinettini ed organi. Di notevole interesse tre spinettini, uno del Daddi del 1686, un altro di Birger del 1759 e l’altro in avorio del Berneri del 1608 con raffinate incisioni. Fra gli organi vale la pena ricordare un organo, rarissimo, a canne di legno, di metallo ed ance del 1777 di Luigi Montessanti e l’altrettanto rara Glass-harmonika, realizzata su una idea di B. Franklin, l’inventore del parafulmine, costituita da una serie di coppe di cristallo, di diversa intonazione, imperniate su un asse che viene messo in rotazione da un pedale. Il suonatore le fa vibrare con le dita bagnate.

La 10^ sala riguarda il laboratorio del costruttore di cembali. La sala ancora in allestimento, dovrà presentare un banco ed i numerosi attrezzi da lavoro per la realizzazione dello strumento (pialle, seghe, sgurbie, scalpelli, raspe, ecc.).

L’11^ sala, la prima della classificazione cronologica, concerne il medioevo ed il rinascimentoe riguarda gli strumenti dall’11° al 16° secolo. Interessante è l’esposizione di cornamuti torti(cromarti) del 1524, in legno di bosso, del bavarese Weier, una serie di cornetti diritti e curvi. Nelle vetrine si possono ammirare anche una tromba da araldo del 1461 proveniente da Siena, un olifante ed un richiamo per uccelli, entrambi in avorio, oltre a spinette ed organi. Tra le altre cose interessanti vanno ricordate una rarissima arpetta cinquecentesca di forma gotica, un clavicembalo di Hans Muller del 1537, strumento tedesco più antico del mondo, unaspinetta cinquecentesca del fiammingo Karest.

La 12^ sala è dedicata ai secoli 16° e 17°.  Di particolare interesse una collezione di Salteri, utilizzabili con la tecnica delle bacchette di legno con feltro o con la tecnica a pizzico. Di rilievo la esposizione di liuti, mandolini e di chitarre, fra le quali: una chitarra battente dello Stadler, del 1700 ed una (mandolone di “Vendelio Venere”), in ebano ed avorio, attribuita a Vendelin Tieffenbrucker. Nella sala sono inoltre esposti due cembali molto importanti, uno delMucciardi del 1780 ed uno del Ruckers del 1637.

La 13^ sala riguarda i secoli 17° e 18°, con testimonianze della cultura barocca romana. In questa sala è esposto lo strumento forse fra i più preziosi del museo: la seicentesca Arpa Barberini, capolavoro di strumento e di scultura. Esso presenta tre ordini di corde che ne fanno un arpa cromatica nonostante l’assenza di pedali, inventati il secolo seguente. Altri strumenti importanti sono rappresentati da due chitarroni seicenteschi del Graill e del Raillich, un piccolo violoncello ed una serie di violini fra i quali uno, del 1700, attribuito al Tecchler.

La 14^ sala riguarda i secoli 17 e 18°. Nelle vetrine sono esposti una grande quantità di strumenti a fiato del periodo considerato: clarinetti d’amore, clarinetti, ottavini, flauti traversi, oboi, oboi da caccia, corni inglesi. Nella sala sono anche presentati quattro clavicembali, dei quali, di grande interesse, è quello a due tastiere del 18° secolo, dorato e pitturato e si possono inoltre ammirare quattro arpe, settecentesche di provenienza parigina.

La 15^ sala concerne l’epoca barocca. Nelle vetrine di questa sala sono esposti un chitarrone, un gallicone (liuto) ed una serie di flauti dolci in avorio, oltre a spinette (rettangolari e traverse), alcune opere di Onofrio Guarracino della fine del 1600, ed un bellissimo e finemente decorato organo napoletano del 18° secolo.

La 16^ e 17^ sala sono dedicate alla “musica ex machina”, ovvero alla musica ed agli strumenti meccanici. Si tratta, in effetti, di tutta una serie di organini meccanici a cilindro e manovella, di diversa provenienza. Sulla superficie del cilindro, come nella memoria di un computer, viene riportata una codificazione meccanica (attraverso chiodi o punte conficcate nel legno), un brano musicale. Il cilindro nella sua rotazione aziona, a sua volta, degli strumenti meccanici che producono i suoni. A partire dal 1840, il cilindro, la cui programmazione risultava assai elaborata, viene poi sostituito con una striscia continua di carta o cartone perforato, contenente in codice il brano musicale. Nella 17^ sala si può, infatti, ammirare un piano napoletano a cilindro da strada, del 1880, un harmonium con tastiera a cilindro ed un organo del modenese Gavioli, inventore dell’organo da fiera ed una specie di teatrino con automi ed organino ad ance costruito a Parigi nel secolo scorso.

La 18^ sala riguarda quasi interamente le “serinette”, specie di organini a canne ed ance, costruiti per la 1^ volta in Francia nei Vosgi, per insegnare alcune arie ai canarini. L’operatore girava la manovella fino a che l’uccellino apprendeva la melodia, ripetendola. Infatti “serin” è il canarino e “seriner” significa “ammaestrare il canarino con l’organetto”. Nella stessa sala sono presenti anche alcune “boites à musique”, o carillon, che utilizzavano meccanismi simili a quelli della torre campanaria, noti nell’Europa del nord sin dal 15° secolo. Il primo esempio di carillon moderno è stato inventato alla fine del 18° secolo dallo svizzero Antonio Favre. Infine in una delle vetrine è esposto un organo a cilindro costruito dal catanese Rosario Porto nella metà dell’Ottocento.

 

Ripartiti in autobus alle ore 11.30, al termine della visita, i partecipanti alla giornata sono rientrati a Villa Spada per partecipare alla Assemblea.

 

Riferimenti Bancari Moduli iscrizione
Custodia del Grifo Arciere