13^ Assemblea Annuale (Convention), Assisi, mar. 2016

 
 
 

13^ ASSEMBLEA ANNUALE,

ASSISI, 18-20  MARZO 2016

 

                                                                               ASSISI, 30 marzo 2016

Gentili Madrine e Custodi,

 

Domenica 20 marzo u.s. si é felicemente conclusa con grande successo (62 partecipanti), secondo l’ormai consolidata tradizione, la nostra 77^ e prima riunione del 2016, che ha coinciso con la "13^ Assemblea (Convention) annuale della Custodia del Grifo Arciere", indettain ottemperanza a quanto previsto dall'art. 2 dello Statuto associativo. Anche quest’anno, per il 14° anniversario delle nostre riunioni, per conferire maggiore solennità e visibilità, l’Assemblea annuale è stata organizzata nella Città di ASSISI, ma, a differenza dagli altri anni, questa volta abbiamo voluto sperimentare una nuova infrastruttura, che presentava sostanzialmente due vantaggi: quello di essere vicino al centro cittadino e soprattutto quello di disporre di una sala conferenze, organizzata di tutto punto. La Convention in UMBRIA è stata poi preceduta dalla visita alla Cantina “SCACCIADIAVOLI” di MONTEFALCO e completata da una meravigliosa giornata trascorsa in quella di CITTA’ della PIEVE, PACIANO e PANICALE, con visita, grazie al concorso delle Amministrazioni Comunali, di un percorso museale incentrato sulla figura del PERUGINO (Pietro VANNUCCI) e dei suoi allievi. Il punto di appoggio logistico è stato stabilito, come detto in precedenza, nella Casa di Accoglienza dei Frati Cappuccini “DOMUS LAETITIAE” (ex KREMLINO) di ASSISI, che è risultato gradito a tutti i partecipanti ed ha risposto alle nostre attese. Un sole meraviglioso ed una temperatura mite hanno accompagnato tutti e tre i giorni dell’escursione !!.

Di seguito le principali note di viaggio delle nostra ultima escursione.

 

Venerdì 18 marzo 2016

Ricezione, da parte della signorina Francesca, della maggior parte dei partecipanti all’escursione (che provenivano da località diverse e lontane fra di loro, come ad esempio, VERCELLI, RAVENNA, NAPOLI, ISOLA LIRI, SABAUDIA, ecc.) per le ore 15.00, presso la Cantina “SCACCIADIAVOLI” di MONTEFALCO, posta sulla strada che da quest’ultima località porta alla cittadina del BASTARDO.

Dopo una breve sosta nella bella corte attrezzata della Cantina, alle ore 15.15, il Gruppo della Custodia ha iniziato la visita guidata dell’infrastruttura, accompagnato dal Signor Paolo BARNOZZI, il colto e competente fattore dell’azienda.

La Cantina “SCACCIADIAVOLI” - che prende il nome da una località viciniora, così denominata, perché vi abitava un famoso esorcista - costituisce certamente uno dei più interessanti esempi dell'Italia Centrale, non solo per essere stata una delle prime infrastrutture di tipo industriale, dedicate alla fabbricazione, ma soprattutto per la sua interessante struttura, concepita del suo primo proprietario, il principe Ugo BONCOMPAGNI, nella seconda metà del 1800. In effetti, la “Scacciadiavoli” é una cantina veramente "sui generis", perché distribuita su quattro piani, nella quale il ciclo di lavorazione dell'uva, seguiva un percorso "per gravità", a causa del fatto che - quando la cantina fu impostata - non c'era ancora l'energia elettrica e quindi non si potevano utilizzare pompe e simili. In definitiva, nella cantina, appoggiata al fianco di una collina, il raccolto dell'uva entrava a livello dal 4° piano ed, attraverso le varie fasi della lavorazione, il prodotto giungeva, per "gravità", fino alla cantina sotterranea, dove il vino anche oggi, è tenuto ad invecchiare, per non meno di un anno, in barriques di rovere di 228 litri. La tenuta originaria dei Boncompagni aveva ben 130 ettari, dei 133 complessivi, coltivati a vigna, mentre quella attuale, proprietà del signor Amilcare PAMBUFFETTI, da una coltivazione iniziale di 8 ettari a vigna (1950), ha raggiunto una estensione di ben 33 ettari, per una produzione che dalle 150 mila bottiglie sta raggiungendo, a regime, le 250 mila bottiglie di vino dei sei tipi prodotti dalla casa: GRECHETTO (bianco); MONTEFALCO (Rosso); SACRANTINO (rosso); Spumante brut, bianco e rosé e Sacrantino Passito dolce. Va sottolineato il fatto che oggi, mentre quasi tutti i vini risultano da una miscela di vari vitigni (nella quale entra principalmente il Sangiovese), il Sacrantino viene fatto esclusivamente con uva sacrantino e che tale vino, attualmente prodotto essenzialmente nella versione "secco", deriva il suo nome dal fatto che, nel passato, veniva utilizzato nella versione liquorosa, primariamente per uso "liturgico", e quindi "sacro" !

Nella prima fase della visita il Signor Paolo, ha ripercorso la storia della struttura, che nel 1950 viene acquistata dagli attuali proprietari che provvedono ad completarla con altre infrastrutture, fra le quali l’annessa chiesetta di S. Margherita. Successivamente il Gruppo, portatosi all’interno della cantina ha potuto seguire tutte le fasi della lavorazione del vino, dalla pigiatura sino alla cantina di invecchiamento, attraverso una serie di informazioni tecniche, ai più sconosciute e soprattutto attraverso una aneddotica sempre ricca ed interessante. Saliti al piano più alto, la visita ha contemplato, dopo l’ingresso delle uve dall’ingresso superiore attraverso una tramoggia, la fase pigiatura e fermentazione delle uve in tini di legno e di acciaio della capienza di 100 ettolitri, la cui temperatura viene mantenuta costante fra gli 11° ed i 19° gradi, con una sistema di camice di riscaldamento e di raffreddamento, a seconda delle esigenze di fermentazione del prodotto. Dal questo livello, il mosto fermentato viene portato nei tini del livello sottostante, prima di passare, poi, nei livelli inferiori per la conservazione e l’invecchiamento. Fra le tante particolarità descritteci dalla nostra dotta guida, risalta il fatto che il Sacrantino, ha un ciclo di invecchiamento di almeno 5 anni, di cui 1 in barriques di rovere, e che quest’anno la Cantino ha messo in vendita l’annata 2009 !!! Dopo essere discesi nel sottosuolo, dove sono conservate per l’invecchiamento le barriques del sacrantino, il Gruppo della Custodia è ritornato nel cortile della infrastruttura per partecipare alla fase finale della visita, che é stata dedicata alla parte presentazione del vino ed alla degustazione di ben cinque dei sei tipi principali di vino prodotti dalla casa (Spumante brut DOCG bianco della casa, Grechetto, bianco, dei Monti Martani, Rosso di Montefalco, Sacrantino ed il Sacrantino Passito). Tutti quanti, sempre sotto la guida del signor Paolo, abbiamo appreso qualche segreto dell'arte, ma soprattutto abbiamo gustato anche gli "stuzzichini" che la signora Francesca ed il signor Iacopo PAMBUFFETTI, hanno avuto la bontà di offrirci (bruschetta con gustoso olio della Casa, grissini, crackers). Durante la fase di degustazione, il Reggente ne ha approfittato per consegnare al signor Iacopo il Diploma della Custodia, in riconoscimento del fatto che questa è stata la seconda visita della nostra Associazione alla Cantina “Scacciadiavoli”, dopo quella effettuata nel novembre del 2005 !!! Dulcis in fundo, a sorpresa e con grande soddisfazione di tutti i presenti, la signora Francesca ci ha fatto degustare il famoso Sacrantino Passito “dolce”, un nettare che ha veramente deliziato i palati di tutti i Custodi. Dopo gli acquisti di rito, i partecipanti all’escursione, ripresi i rispettivi automezzi, hanno raggiunto, attraverso un itinerario panoramico sulla cresta delle colline che delimitano a sud la Valle Umbra, CANNARA e quindi ASSISI, dove hanno potuto sistemarsi presso la “Domus Laetitiae” e dove hanno successivamente consumato il pasto serale.

 

Sabato 19 marzo 2016

Partenza da ASSISI, in macchina, in perfetto orario per le ore 07,50, per recarsi, con una bellissima giornata primaverile, via PERUGIA e la Valle del fiume NESTORE, verso la località di CITTA’ della PIEVE, una ridente cittadina posta a dominio della Val di CHIANA, a circa 510 metri di altezza. Un centro di confine, nel quale si fondono, in modo originale, elementi culturali umbri, toscani e laziali. Per le ore 09.30, tutti i 60 partecipanti, dopo aver lasciato la rispettiva autovettura nei diversi parcheggi della cittadina, si sono ritrovati, in pieno centro, in piazza 19° giugno, davanti all’ingresso del Palazzo LAVAL della FARGNA, sede del Comune, per l’incontro con il Signor Sindaco, Dott. Fausto SCRICCIOLO.

Un po’ di storia

CITTA’ della PIEVE nasce all’11° secolo intorno ad una antica Pieve longobarda, chiesa con funzioni battesimali, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, martiri di Milano. Sorge in tal modo il “Castello della Pieve” o Castrum Plebis, antico nome della città, che si ingrandisce con apporti della popolazione della Valdichiana, a causa del suo progressivo impaludamento.

Caduta sotto il dominio di Perugia, particolarmente interessata al controllo sui territori agricoli del “Chiugi” (tra il lago di Chiusi e il lago Trasimeno) e alla difesa dei propri confini con la nemica Repubblica di Siena, la borghesia cittadina si ribella continuamente alla città del Grifo, aspirando alle libertà comunali, che otterrà nel 1228, schierandosi nel campo ghibellino a fianco di Federico 2° di Svevia contro le guelfe Orvieto e Perugia.

Questo è il periodo della definitiva conformazione urbanistica della città, pervenutaci pressocchè intatta fino ai giorni nostri. La maglia urbana evidenzia soluzioni tipiche della prima civiltà comunale (prima metà del sec. 13°): le strade principali larghe e in curva, che evidenziano la presenza della classe dei cavalieri (in guerra con il cavallo); le strade a ridosso, più strette e ad andamento frammentato, indicano invece la classe dei pedoni, contadini inurbati che andavano alla guerra a piedi e usavano l’arco e la balestra. Così, nello scontro tra le due classi, i cavalieri potevano sfuggire al tiro dei pedoni tramite la curvatura delle strade; invece i pedoni si difendevano tramite la struttura dei vicoli, impenetrabili al cavallo. La città è ancora oggi suddivisa in tre terzieri, che, a loro volta, alludono alle tre classi sociali: il Terziere Castello o la classe dei cavalieri; il Terziere Borgo Dentro, quello della borghesia; il Terziere Casalino, quello della classe dei pedoni. Nel 1250 Perugia risottomette Castel della Pieve, impedendole qualsiasi futura espansione, costringendola a modellarsi, nell’uso dei materiali (laterizio) e nella struttura urbana, su Siena, la grande potenza filo imperiale dell’Italia Centrale, in conflitto con Perugia.

Una costante politica della cittadina sarà, quindi, quella di essere anti perugina ed anti papale. Dopo una serie di dominazioni di capitani di ventura come Biordo Michelotti e Braccio Fortebracci da Montone, Castel della Pieve conosce, nel corso del 1400, la signoria dei BANDINI, un periodo culturalmente florido che vede l’attività del Perugino e di suoi allievi Giannicola di Paolo e  Domenico di Paride ALFANI.

La città viene quindi saccheggiata nel 1503 dal duca Valentino, Cesare Borgia e nel 1525 è l’epicentro di una sanguinosa rivolta contadina contro Perugia, condita da un nuovo sacco da parte Lanzichenecchi nel 1527.

Finalmente nel 1529 CASTEL della PIEVE si affranca dalla dominazione di Perugia, passando alle dirette dipendenze del Papato. Concessa nel 1550 in feudo, da papa Giulio 3° del MONTE, al nipote Ascanio della CORGNA, la località conosce un momento di rinascita culturale con la presenza, nei numerosi lavori di abbellimento, dell’architetto Galeazzo ALESSI e dei pittori SAVINI ed i POMARANCIO (Niccolò ed Antonio). Il culmine di questo periodo positivo si ha nel 1600 quando papa Clemente 8° Aldobrandini conferisce alla località il titolo di città, determinando la trasformazione della Collegiata in Cattedrale e la modifica della denominazione da Castello della PIEVE in quella attuale di CITTA’ della PIEVE.

Dopo un ulteriore saccheggio nel 1643 da parte dell’esercito toscano durante la “Guerra Barberina”, la città ha una ripresa nel corso del 1700, e passa quindi allo stato italiano nel 1860, diventando un Mandamento del Circondario di Orvieto (fino al 1927, data di istituzione delle Province).

 

Alle ore 09,40 ha avuto luogo il programmato incontro con il Sindaco della città, coordinato dalla gentilissima signorina Sara MINCIARONI, Segretaria del 1° cittadino e svoltosi nel bel Salone della Giunta Comunale del Palazzo LAVAL della FARGNA, del 1740 e ricco di interessanti stucchi e dal 1975 sede del Comune. Vale la pena ricordare che i LAVAL de la FARGNA derivano da un certo Cecco, soldato di Ascanio della CORGNA ed  originario di Lione. Questi, durante l’assedio di Chiusi del 1564, salva la vita ad Ascanio, che, in ricompensa della sua meritoria azione, lo nomina suo luogotenente e castellano, con dotazione di molte terre. Diventati marchesi e costruito il palazzo, i LAVAL si estingueranno nel corso del 19° secolo con Clemente nella famiglia di Francesco Caetani, che assumerà il titolo di marchese CAETANI della FARGNA.

La riunione si è sviluppata in una atmosfera di estrema cordialità, nel corso della quale, dopo le rispettive presentazioni, il Dottor Fausto SCRICCIOLO è stato decorato con le insegne dell’Associazione. Dopo il tradizionale scambio di omaggi ed i saluti di commiato, il Gruppo della Custodia ha potuto iniziare la visita della cittadina, accompagnato dalla guida, messaci a disposizione dall’amministrazione comunale della città: la simpatica ed estroversa Federica GONNELLINI, laureata in filosofia e storia dell’arte.

La visita vera e propria ha avuto inizio proprio nel centro cittadino con il Palazzo Della CORGNA, una imponente struttura cinquecentesca, purtroppo incompiuta, costruita all’incrocio delle strade direttrici della città e che avrebbe dovuto diventare la “reggia” o, se vogliamo, la “sede di rappresentanza”  dei Signori del Marchesato del GHIUGI dei Della CORGNA e destinato - in una prospettiva mai realizzatasi - a sostituire il Palazzo Della CORGNA di CASTIGLION del LAGO (da noi visitato nel marzo 2013).

Il Palazzo viene edificato nel 1550 per volere di Ascanio delle CORGNA, all’epoca governatore perpetuo della città per volere del papa zio, Giulio 3° del MONTE. La struttura doveva costituire l’espressione di una precisa volontà neo feudale del potere papale e la sua costruzione venne affidata ad un amico di Ascanio, l’architetto Galeazzo ALESSI (allievo del SANGALLO), non vedrà la fine per le vicende politiche legate al suo proprietario. Di fatto, nel 1555, alla morte dello zio papa, papa Paolo 4° confisca le proprietà di Ascanio, che reintegrato nel 1563, dà nuovo impulso alla costruzione, che però, subirà una nuovo interruzione nel corso del 1564, quando Città della Pieve, insofferente alle imposizione di Ascanio, otterrà di essere riportata a far parte del demanio pontificio. Anche per un certo periodo la città rimarrà sotto il governato del cardinale Fulvio della CORGNA, che darà impulso alla decorazione.

Il palazzo, di tre piani, di stile rinascimentale presenta una pianta ad U, con le ali che avvolgono un cortile centrale con pozzo su cui si affaccia un loggiato. Le stanze interne con volte a padiglione, come anche lo scalone monumentale, presentano decorazioni ad affresco con grottesche e grandi riquadri di carattere mitologico e sacro.

Al piano terra, il palazzo ospita la Biblioteca Comunale e la bellissima Sala del Governatore, decorata da Nicola CIRCIGNANI, detto il POMARANCIO, tipica sala di rappresentanza, utilizzata per le ricezioni del Governatore. Come dottamente evidenziato dalla nostra simpatica guida, la Sala presenta nella volta la rappresentazione del “Concerto delle Muse”, accompagnata da medaglioni concernenti le quattro stagioni.

Passati davanti ad un obelisco etrusco del – 5° secolo, proveniente dal territorio pievese, la nostra guida ci ha portato, attraverso lo scalone decorato dal pittore Salvio SAVINI con scene delle Virtù cardinali e teologali, nella loggia del piano nobile del palazzo (oggi tamponata), dove ci ha fatto notare ancora il tema delle quattro stagioni decorato da Salvio SAVINI. Dalla loggia, Federica ci ha introdotto nell’appartamento privato dei Della CORGNA, dove la decorazione, passa dal tema sacro a quello mitologico-erotico. Di fatto, nella volta della Grande Sala, che presenta un pavimento alla veneziana, spicca l’affresco del “Convito degli dei”, ovvero la glorificazione della casata dei Della Corgna, accompagnato alle pareti da quadretti raffiguranti gli “Amori degli dei”, tratti dalle Metamorfosi di Ovidio. Il Gruppo della Custodia non ha poi potuto visitare le attigue Sale Rossa, Gialla ed Azzurra, rimaneggiate nella decorazione nel corso del 1700-1800, perché preparate per ospitare una mostra organizzata dal Prof. Vittorio SGARBI, da inaugurare proprio nel corso del pomeriggio. Nel piano Nobile del Palazzo della CORGNA è ospitato anche il Museo di Storia Naturale e del Territorio, inaugurato nel 2009 (frutto di due collezioni private: A. VERRI e P. De SIMONE) ed ordinato su tre sale, al quale i partecipanti hanno dato un fugace sguardo.

La fase seguente della visita ha riguardato - dopo una rapida scorsa alla imponente Torre Civica o del Popolo, affiancata alla Cattedrale ed eretta nel 13° secolo e successivamente sopraelevata, in laterizio nel corso del 14°-15° secolo - la Cattedrale, dedicata ai SS. Gervasio e Protasio, ricostruita sulla base della antica Pieve, che ha dato il nome alla città.

L’antica Pieve, rimaneggiata ed ampliata nel corso dei secoli, diviene Collegiata e quindi, nel 1600, Cattedrale e presenta oggi la tipica architettura della Controriforma: navata unica con grandi cappelle laterali, mentre il suo campanile gli viene aggiunto nel corso del 1738.

La chiesa ariosa e luminosa, presenta una notevole serie di opere d’arte di grande valore storico ed artistico. Fra queste, la nostra guida ci ha fatto immediatamente ammirare, in una cappella laterale destra, un ritratto del Perugino ed il delicato “Battesimo del Cristo” del Perugino, del 1510, del quale ci sono stata evidenziate tutte le caratteristiche pittoriche del pittore pievese (chiamato Perugino dai Fiorentini che non conoscevano bene Castel della Pieve). Fra queste, la prospettiva centrale, la dolcezza dei volti e delle figure, del paesaggio, i tipici colori perugineschi dell’azzurro e del rosso ed, in particolare, l’utilizzo di aspetti e dettagli del paesaggio della regione, specie quelli della vicina area del lago del TRASIMENO.

La tela successiva, mostrataci dalla nostra dotta guida. è stata quella barocca dello “Sposalizio della Vergine”, del 1606, del Pomarancio (Antonio, figlio di Nicolò), nella quale, ci ha voluto evidenziare la grande evoluzione della pittura nel corso di solo 100 anni, e dove le figure assumono prepotentemente il primo piano della scena con vesti ricche e finemente ricamate fin nei minimi dettagli.

La fase seguente ha riguardato l’abside della Chiesa, con, al centro, la tavola del Perugino, la “Madonna in gloria fra S. Gervasio e Protasio che portano lo stendardo cittadino, e  S, Pietro e S. Paolo”, del 1514, nella quale tutto converge in direzione della Madonna inserita in una mandorla, persino gli stendardi dei santi protettori. Sempre nell’abside la nostra Federica ci ha mostrato la pala di Giannicola di Paolo, del 1520, la “Madonna col Bambino con Giovanni Evangelista, beato Giacomo Villa, Giovanni Battista e Pietro martire”, nella quale, oltre alla evidenze formazione peruginesca, ci ha evidenziato gli influssi raffaelleschi nella concezione piramidale della composizione e di Andrea del Sarto, per quello che riguarda il tocco “sfumato” del colore e la tela di Salvio SAVINI, che raffigura la “Madonna in trono fra i santi Francesco, Bonaventura ed un Servita”, della fine del 16° secolo.

In una delle cappelle di destra ci è stata, quindi, mostrata la tavola della “Madonna in trono col Bambino ed i Santi Martino e Maria Maddalena e due angeli” di Domenico di Paride ALFANI, anch’egli allievo del Perugino, ma che ha subito, anch’egli, influssi di Raffaello e di Del Sarto, specie nella composizione del gruppo centrale.

Prima di concludere la visita alla Cattedrale la nostra guida ci ha fatto, infine, ammirare la Crocefissione, attribuita al Jean de Boulogne (Giambologna), una scultura della seconda metà del 16° secolo, che segue il modella di quella della chiesa fiorentina della SS. Annunziata.

Usciti dalla chiesa, ed ammirato brevemente, davanti alla torre Civica, l’antico Palazzo dei Priori degli inizi del 1300, che, in tempi recenti è stato sede del Comune pievese fino al 1875, il gruppo ha attraversato l’antica Platea Comunitatis (oggi Piazza del Plebiscito), animata dai banchi della fiera settimanale del sabato, e dopo essere passati davanti alla casa del Perugino, il gruppo ha raggiunto la struttura dell’antica ed imponente Rocca di Porta Perugina, costruita nel 1326 da Perugia nel tentativo di mettere definitivamente la “mordacchia” ai ribelli pievesi. La struttura che presentava inizialmente 5 torri con un cortile ed una cisterna interni, ne presenta oggi solamente tre ed al suo interno il Borgia ha fatto eliminare, nel 1503, due suoi scomodi luogotenenti fra i quali Paolo Orsini e Francesco Gravina. Dal 1529 la Rocca diventa la sede dei governatori papali, per poi diventare caserma della gendarmeria e tribunale ed infine carcere dopo l’Unità d’Italia.

Passati, quindi, davanti alla Chiesa del Gesù, che presenta una tela di Antonio Circignani (Pomarancio), la “Decollazione del Battista” del 17° secolo, i partecipanti hanno imboccato il caratteristico Vicolo del Gesù, per raggiungere il Corso Vannucci e quindi l’Oratorio della confraternita di Santa Maria dei Disciplinati o dei Bianchi, che, fondato nel 13° secolo, conserva una delle opere più prestigiose del Perugino: “l’Adorazione dei Magi”, eseguita nel 1504.

Il signore della Confraternita che gestisce l’ambiente ci ha simpaticamente intrattenuto sulle trattative intercorse fra i committenti ed il pittore che da un prezzo iniziale di 200 fiorini si accontenterà di soli 75, ma con l’obbligo di inviargli una “mula per il trasporto ed un soldato di scorta“. L’affresco, restaurato nel 1984 presenta agli occhi dei visitatori una meraviglia cromatica e costituisce una fra le opere più ricche ed affollate del maestro pievese. La storia è rappresentata come un grande corteo cavalleresco che si perde in lontananza in un vasto e dolce paesaggio, che richiama, secondo una rappresentazione ideale, la vista che si ha da Città della Pieve verso la piana della Chiana e verso il Trasimeno. Le figure, estremamente eleganti, richiamano, nelle forme della statuaria antica, un mondo bucolico. In ogni caso si tratta di una raffigurazione di un mondo di contemplazione e di armonia che offra al visitatore una sensazione di dolcezza e di pace. Tutto questo proprio quando Leonardo e Michelangelo cominciano a far trasparire dai loro lavori (Battaglia di Anghiari, Battaglia di Cascina) una visione del loro tempo, turbata dalle ansie e dall’angoscia dell’uomo contemporaneo.

Nella tappa seguente della interessantissima visita, la nostra Federica ci ha condotto nel pian terreno delle rimesse del vicino ex Palazzo Vescovile, del 1780, dove ha la sede un interessantissimo museo, lo Spazio KOSSUTH, aperto nel corso del 2014 da una fondazione privata, intitolata al maestro tedesco Wolfgang Alexander KOSSUTH (1947-2009), violoncellista, direttore d’orchestra alla Scala e, soprattutto, scultore. La mostra allestita dalla vedova del maestro, presenta una stupefacente serie di sculture, di una straordinaria armonia, che hanno colpito tutti i visitatori. Vale la pena a tal riguardo riportare le parole del prof. SGARBI: “Kossuth ha saputo restituire alla rappresentazione del corpo maschile e femminile il giusto ruolo e quella purezza vibrante propria dell’arte classica, a cui si è ispirato fortemente. La scultura di Kossuth fa continuo riferimento all’astrazione della materia, in particolare della terracotta e del bronzo, alludendo alla purezza assoluta dell’idea che si fa forma. Tutta la scultura greca, romanica, rinascimentale puntava sul colore, sulla policromia. Il tempo in molti casi ha eliminato il colore, come nelle sculture antiche. Kossuth parte già senza colore, acromatico. Ciò presuppone una sintesi mentale e non si dà come conseguenza di un degrado, di una consunzione, ma come perfezione senza colore”.

Nella esposizione risultano ordinate circa una settantina di opere, tra quadri e sculture, quale narrazione del lungo percorso artistico del maestro. Dominante sarà l’essenza della figura umana, per Kossuth ossessione vitale e fonte ispiratrice di infinite possibilità espressive. Il corpo, sia maschile sia femminile, è indagato dall’artista nella sua fisicità e spiritualità, per quel che di inafferrabile e misterioso esso conserva: “Il corpo umano è incomprensibile – diceva lo stesso Kossuth - sono ancora lontano dal padroneggiarlo. Lo guardo e mi chiedo: come nasce questa forma ? E più tento di approfondire e più mi sfugge. Io ricerco nella figura umana, tra statica e anatomia, l’opera di Dio”.

In particolare nel cortile delle rimesse si evidenzia la plastica scultura del ballerino Alessandro Bolle, mentre: nella prima sala si possono ammirare ritratti in bronzo e terracotta fra i quali quelli di Alessandra Ferri e Mario Soldati, inseriti in disegni e dipinti, oltre ai bronzi della coppia mitica “Dafne e Apollo”, della ballerina “Camilla” e di “Pomona”.

Nella seconda sala i nudi, di forte impatto emozionale, diventano puro omaggio alla vita, in un pudore raccolto e armonico. Nello specifico, “Eterno Femmineo”, “Wendy”, la “Nascita d’Adone”, la “Nascita di Mercurio” e “Innamorata” sono scolpiti con una plasticità perfetta.

Nella terza sala si possono ammirare due opere in resina bianca, fonte di profonda ricerca formale: in “Capriccio” protagonista è la musica, prima passione di Kossuth; con “Nascita d’Adamo” il virtuosismo dei corpi lascia il posto all’astrazione. La tematica musicale prosegue sulle pareti con le tele “Capriccio” e “Paganini”.

Nella quarta sala Alexander Kossuth fornisce una prova delle sue capacità nel cogliere l’anatomia delle masse muscolari e la grazia che le muove. È l’anima che parla attraverso il corpo. La figura della stella internazionale Alessandro Murru è la protagonista della sala come le altre due sculture, “Alessia” e “Ballerina con tutù”.

Nella quinta sala campeggia un grande bronzo “Giada con turbante”, di cui stupisce lo straordinario uso della materia da parte dello scultore.

Tornati di nuovo in Corso Vannucci, i partecipanti all’escursione, hanno costeggiato l’antica struttura, in mattoni rossi, del Pozzo del Casalino (pozzo del Terziere), la cui funzione era quella di approvvigionare gli abitanti in caso di assedio. Il pozzo, profondo 32 metri e largo 3 è oggi sigillato da un pilastro a sezione poligonale in mattoni, costruito nel 19° secolo.

La tappa finale della passeggiata ha riguardato i vicoli di Città della Pieve ed in particolare il famoso Vicolo Baciadonne, uno fra i più stretti d’Italia. La attuale denominazione, frutto della fantasia popolare, risulta documentata sin dal 1800 e costituisce un vero e proprio stretto “imbuto”, che sbocca nella parte più stretta (passaggio con difficoltà per una persona) su un ampio belvedere con una splendida veduta sulla Val di Chiana ed il monte Cetona, verso l’Amiata.

Pur rimanendo da visitare numerosi altri monumenti cittadini di un certo pregio, come la Chiesa di S. Agostino, quella di S. Maria dei Servi, il Teatro degli Avvalorati, la chiesa di S. Francesco, quella di S. Maria Addolorata e di S. Pietro, la disponibilità di tempo residua ha consigliato di salutare calorosamente la nostra simpatica guida Federica e di recarci nuovamente in Corso Vannucci presso il Ristorante “Bruno COPPETTA”, per il programmato pranzo. No starò qui a tediare il lettore col il panegirico della cucina di “Bruno”, una cucina tipica umbra di transizione con quella toscana, ma con un certo stile, ma mi limiterò a riportare l’ottimo e gustoso menù, con il quale abbiamo deliziato il nostro palato:

 

Antipasti misti (di tutto un po’ !)

Risotto con asparagi e zafferano  (prodotto locale)

Pici al sugo rustico

Noce di vitello al carrello con contorno di patate al forno

Zuppa inglese della casa

Vino, acqua e caffè.

 

Per le ore 15.00, nonostante un certo comprensibile appesantimento, tutta la comitiva ha ripreso il movimento in direzione della cittadina di PANICALE, posta sul crinale delle colline che cingono da sud il Lago Trasimeno.

Nonostante l’abbondante uso di “navigatori”, qualche partecipante, ha effettuato qualche “inopportuna deviazione”, mentre la massa dei partecipanti, prima di raggiungere la predetta località, ha effettuato una rapida escursione in auto all’interno del suggestivo borgo storico di PACIANO

Un po’ di storia

PACIANO deve il suo nome (PACCIANO fino al 17° secolo) alla famiglia cortonese dei PACCI. La città, di origine medievale (14° secolo), è localizzata sul monte Petrarvella (391 metri di quota) dove, in antichità, si trovava un tempio consacrato al dio Giano. Al Borgo si può accedere da tre porte: la Fiorentina, la Perugina e Porta Rastrella.

Dopo la metà del 1373 l’imperatore Carlo 4°  del Lussemburgo (1316-1378) dona in feudo la città di Chiusi, insieme ai castelli, le terre e le località dipendenti dalla sua diocesi (Monteleone, Montegabbione, Sarteano, Cetona, Chianciano, Piegaro, Panicale, Paciano, Monticchiello, Camporsevolo, Castiglione del Lago, come anche tutte le terre appartenenti alla giurisdizione di Cortona) a Guglielmo 3° Roger de Beaufort (1332-1395), detto il Villata, visconte di Turenna e Lamothe, nipote di papa Clemente 6° e fratello di papa Gregorio 9° (papi avignonesi). Questi cederà i suoi feudi italiano nel corso del 1379 a Cione di Sandro SALIMBENI per 20 mila fiorini d’oro. Successivamente (inizi del 16° secolo), viene incorporato allo Stato della Chiesa.

 

In ogni caso, dopo un successivo breve percorso panoramico sulle colline a sud del lago, il gruppo è arrivato per le ore 16.00, in perfetto orario, a  PANICALE, un suggestivo borgo medievale posto a 641 metri di quota, davanti alla Chiesa di S. Sebastiano, dove era già ad attenderci la nostra guida, Alessio MARCUCCI, messaci a disposizione dell’amministrazione comunale di PANICALE.

Prima di iniziare la visita, la nostra dotta guida ci ha fornito alcune ipotesi sulla etimologia del toponimo del borgo. Alcuni lo fanno derivare da pan colis, cioè "luogo dove si coltiva il panìco" (un cereale simile al miglio), ipotesi, peraltro, riportata anche nello stemma del comune; altri considerano come ipotesi più probabile la derivazione da  Pani calet cioè "luogo dove ardono are al dio Pan", mentre altri ancora, come lo storico Corintio Corsetti, nel 17° secolo, lo fanno risalire all’espressione greca Pan Kalon, dal greco "dove tutto è bello".

Un po’ di storia

La storia del castello di PANICALE è sostanzialmente connessa a partire dal 1300 con quella di Perugia, cui era legata, sia economicamente sia militarmente: di fatto risultava sia un importante centro per il rifornimento di cibo (pane e carne), sia un avamposto di Perugia verso ovest e la Val di Chiana. In precedenza il borgo era stato un Comune libero del quale si conserva il ricordo di un suo statuto in lingua latina del 1316, successivamente rielaborato e redatto in volgare nel corso del 1400 per facilitarne la comprensione ai cittadini. In questo periodo si distingue la figura di un suo concittadino Boldrino PANERI o Boldrino da PANICALE (1331-1390), uno dei primi capitani di ventura della storia italiana, seguace di Ser Giovanni Acuto (John Hawkwood), ricordato come “fausto agli amici ed infausto ai nemici” ed anche “Armorum ductor, vir pravus et crudelis”, mentre lo storico Ariodante Fabretti lo definirà: «il flagellatore della Marca, lo sgomento delle Milizie italiane». Ucciso a tradimento da Andrea Tomacelli, fratello del papa Bonifacio 9° a Macerata nel 1390, il condottiero, noto per i suoi frequenti cambiamenti di campo, combatte, nel 1382, per Perugia contro i fuoriusciti e nell’ottobre 1386 accorre in aiuto dei Perugini, in situazione disperata e minacciati dalle truppe bretoni e guascone guidate dal Berthold, della compagnia di Giovanni Acuto e dei  Michelotti, mettendo  rapidamente in fuga gli avversari nello scontro di S. Mariano. Per questo motivo e grazie alle numerose vittorie ottenute per Perugia, Boldrino da Panicale avrà in dono le chiavi della città ed i Panicalesi otterranno di affiancare al loro stemma anche quello di Perugia.

Dopo la battaglia di Deruta, del 1540 (Guerra del Sale), Panicale passerà sotto il dominio dello Stato della Chiesa fino all’Unità d’Italia (1860), ad eccezione della parentesi napoleonica (1798-1814).

 

La visita della cittadina ha avuto inizio proprio dalla Chiesa di S. Sebastiano, una struttura, annessa ad un ospedale degli appestati e quindi ad un ex Convento di Clausura, posta a circa 300 metri dalla Porta Perugina del Borgo. Un edificio modesto che, tra gli altri, conserva uno dei capolavori della pittura italiana del 1500 ed in particolare di Pietro Vannucci detto il Perugino, il “Martirio di S. Sebastiano”, realizzata nel 1505 e che testimonia un periodo storico di grande floridezza per la cittadina e che ricordava il protettore degli appestati (Depulsor pestilentiae).

L’interno, coperto da volte a crociera, e con le pareti integralmente dipinte di bianco, presenta nella parete di fondo il grande affresco del Perugino, che suscita nei visitatori un grande senso di estasiata ammirazione.  La maniera del Perugino per raccontare il martirio del soldato romano, ai tempi dell’imperatore Diocleziano, è decisamente diversa. Nessun pathos, nessun sofferenza o dolore evidente. Il martire viene rappresentato in una atmosfera di estasi, legato ad una colonna, posto in una piazza sopra in posizione dominante sopra un alto plinto, davanti ad un grandioso porticato che si affaccia su un paesaggio bucolico lacustre, ed indifferente alla giostra di arcieri, disposta davanti a lui, come in una serie di movimenti di una danza: due che scagliano frecce e due che caricano, mentre dall’alto del Cielo Dio si affaccia a benedire il martire.

Nella stessa chiesa il Gruppo della Custodia ha potuto ammirare sopra un altare laterale una tela con la “Madonna delle Grazie”, attribuita ad Antonio Circignani, il POMARANCIO e soprattutto la “Madonna col Bambino, angeli musicanti ed i SS. Agostino e Maria Maddalena”, del 1502, proveniente dalla locale Chiesa di S. Agostino ed attribuita, inizialmente, a Giovanni di Pietro, detto lo Spagna e quindi (2005) a Raffaello Sanzio (allievo del Perugino). L’affresco, anche se non in ottimali condizioni, evidenzia l’abilità di Raffaello dall’attingere dal repertorio del Perugino e del Pinturicchio, assiepando i vari elementi in un insieme tipico del suo stile, per il quale mi riferisco ad un giudizio del 1568 del Vasari: “di tanta grazia, studio, bellezza, modestia ed ottimi costumi”.

Dalla chiesa di S. Sebastiano il Gruppo guidato da Alessio si è portato all’interno del Borgo nella scenografica Piazza Umberto 1°, dominata dalla mole della Collegiata ed ornata al centro da un pozzo poligonale, con sottostante cisterna, del 1473, con lo stemma del castello e due grifi rampanti (dove il Gruppo si è soffermato per una foto ricordo).

La fase seguente della visita ha riguardato la Collegiata di S. Michele Arcangelo, la chiesa principale del borgo dedicata al santo patrono della nazione longobarda. La chiesa originaria, ricordata nel 1159, risultava circa la metà di quella attuale che non è altro che il rimaneggiamento seicentesco della struttura rinascimentale del 1546. L’aspetto interno della chiesa è alquanto originale: ad una sola navata, con tribuna, coro e sei cappelle ed una volta in muratura decorata con storie della vita della Vergine (1702). La nostra guida ci ha sottolineato le cose più interessanti da ammirare e più precisamente: una “Annunciazione” di un ignoto pittore umbro del 1400, da alcuni critici attribuita a Masolino da Panicale in Valdarno, ritrovata duranti i lavori del 1684; un “Presepe”, del 1519, di Giovan Battista Caporali (1476-1560), una pala d’altare, posta inizialmente dietro l’altare maggiore, tipico esempio del “manierismo” peruginesco e che presenta nella lunetta la figura dell’Eterno, ripresa dal pittore da un’opera di Raffaello a Roma; un “Cristo morto su catafalco”, opera lignea cinquecentesca, che ha la particolarità di avere le braccia snodabili e che veniva utilizzato per la cerimonia della “Deposizione” o della “Scavigliazione” il Venerdì Santo; un “Cristo crocefisso”, del 1622, di Bartolomeo BARBIANI.

Uscito dalla Collegiata, il Gruppo si è quindi diretto, attraverso un vicolo del borgo, verso il Teatro Comunale Cesare CAPORALI, che ha raggiunto dopo aver dato uno scorcio all’imponente Palazzo del Pretorio, del 1200, che domina dalla sua angusta piazzetta tutto il borgo medievale.

Il teatro comunale, dopo il bellissimo affresco del Martirio di S. Sebastiano, è stata una vera piacevole sorpresa del Borgo antico di PANICALE. Derivato da una antica tradizione iniziata nell’agosto 1692, l’attuale Teatro Caporali nasce  come “Teatro del Sole”, sull’omonima via, nel 1786, costruito interamente in legno  e finanziato da 12 famiglie di Panicale. La sua struttura originaria era abbastanza semplice e prevedeva uno stanzone rettangolare, un palcoscenico ed un palchettone sorretto da colonne fissate sulla platea. Successivamente, nel 1856, la struttura subisce una ristrutturazione integrale con una pianta a ferro di cavallo con 30 palchetti (dei quali 12 vengono riservati per le famiglie fondatrici) ed un loggione dotato di ringhiera in ferro. La sua inaugurazione avverrà nel 1858 con il nome attuale, Caporali, il nome di un poeta cinquecentesco del luogo.

Il teatro appare agli occhi del visitatore come una piccola e proporzionata “bomboniera” finemente decorata e con un fondale dipinto del 1869, di Mariano PIERVITTORI, che rievoca l’avvenimento della consegna delle chiavi di Perugia a Boldrino da Panicale, dopo la sua vittoria sui Bretoni.

Il teatro, chiuso nel 1958 per inagibilità, viene restaurato a cura della Regione Umbria  nel 1984 e donato l’anno successivo, da parte dei proprietari, al Comune di PANICALE, che lo riapre ufficialmente nel corso del 1994.

Al termine della visita, tutti i partecipanti si sono recati a piedi fino al Palazzo Zucchetti, sede del Comune dal 1870, per il previsto incontro con il 1° cittadino, avvocato Giulio CHERUBINI. L’incontro è avvenuto all’interno della Sala del Consiglio Comunale, nella quale sono esposti la serie dei 31 quadri della Collezione Mariottini, realizzati da diversi pittori fra il 17° ed il 18° secolo e che riguardano i personaggi illustri della cittadina.

Dopo le presentazioni di rito, ed un breve excursus storico da parte del Reggente sulla Custodia del Grifo Arciere, il Sindaco CHERUBINI ha ricevuto le insegne della nostra Associazione, presentando ai presenti la sua città, le sue attività, fra le quali vale la pena di ricordare la famosa ed antica “Ars panicalensis”, ovvero la famosa arte del tulle o del ricamo locale, per la quale è stato allestito anche uno specifico museo nell’ex Chiesa di S. Agostino.

Dopo la consegna di un diploma di Benemerenza anche all’assessore alla Cultura, signor Marco MELONI, ha avuto luogo il tradizionale scambio di omaggi ed esperiti i doverosi ringraziamenti al personale che ha permesso la nostra visita, il Gruppo della Custodia si è congedato dal Sindaco CHERUBINI per fare rientro ad ASSISI per la cena.

 

Domenica 20 marzo 2016

Nella mattinata, intorno alle ore 09,00, la massa dei partecipanti alla Assemblea Annuale hanno partecipato, nella bella e moderna chiesa della Domus Laetitiae alla celebrazioni della Domenica delle Palme, celebrata da Padre Celestino, Provinciale dei Cappuccini dell’Umbria ed alle ore 10,15 ha avuto inizio, come programmato, la prevista Assemblea Annuale della Custodia nella modernissima Sala Riunioni dello stesso complesso.

La scaletta della relazione del Reggente Generale prevedeva, da Statuto, i seguenti argomenti:

 

Considerazioni Generali e provvedimenti necessari;

Proclamazione dei risultati delle elezioni delle cariche sociali in scadenza

Bilancio consuntivo al 31 dicembre 2015;

Stato della Custodia

Iniziative intraprese ai fini della concretizzazione dei fini statutari

Concorso alle Celebrazioni per il Centenario dell’Artiglieria Contraerei Italiana

Attività svolte nel periodo considerato.

Varie

 

La relazione, approvata dall’assemblea, si è conclusa intorno alle ore 11.00 ed a titolo informativo viene annessa al presente rendiconto l’esposizione del Reggente all’Assemblea.

 

Al termine della riunione, i partecipanti, riprese le rispettive autovetture, hanno effettuato una breve escursione sulle pendici del Monte SUBASIO fino all’Eremo Francescano delle CARCERI, per recarsi quindi fin sulla Rocca Maggiore di ASSISI, dove il Reggente ha raccontato la storia dell’infrastruttura e fatto un breve giro di orizzonte geografico sul bel panorama che si gode dalla Rocca su gran parte della pianura dell’Umbria, da Perugia a Spoleto.

 

Di fatto, la nostra gita di tre giorni in UMBRIA si è infine conclusa alle ore 13,30, con la tradizionale riunione conviviale, che ha avuto luogo presso il Ristorante “LA ROCCA di Via Perlici ad ASSISI (meglio conosciuto in città come “da Magna e Dorme”), dove, in una atmosfera di grande allegria, il Gruppo della Custodia ha dovuto dare ampia dimostrazione, come al solito, della sua “notevole e prolungata resistenza” a tavola. Stavolta si trattava di affrontare nuovamente, “senza minimamente flettere”, ancora un menù tipicamente umbro che prevedeva:

 

un antipasto tipico umbro, composto da prosciutto e barbozza di maiale, accompagnato da sapidi pezzi di torta al testo con verdura cotta e coratella di agnello;

un bis di primi fra i quali: un meraviglioso Risotto agli agrumi e delle tagliatelle con sugo alle rigaglie di pollo e salsiccia;

secondo misto comprendente una tagliata su un letto di funghi porcini e tartufi ed un filetto di maiale allo zenzero;

contorno di verdure alla julienne;

Torta della casa con frutta, con stemma della Custodia e 14 candeline;

caffè ed ammazzacaffé.

 

Al termine della giornata, intorno alle ore 16.30, dopo i tradizionali saluti di rito, tutti i partecipanti sono quindi rientrati alle rispettive abitazioni.

 

Prima di chiudere questo mio scritto, che, come ogni volta mi sono sforzato di contenere senza grande successo (ma stavolta mi sono volutamente soffermato sulla meravigliosa escursione effettuata a CITTA’ della PIEVE e PANICALE, che a mio giudizio è stata una delle più interessanti fra quelle effettuate fino ad  oggi), mi corre l'obbligo di indirizzare, a nome di tutti partecipanti, un grazie speciale al signor Iacopo PAMBUFFETTI ed al signor  Paolo BARNOZZI, che ci hanno permesso di visitare la Cantina SCACCIADIAVOLI, alla signorina Sara MINCIARONI, al Dott. Carmine PUGLIESE, alla Dottoressa Federica GONNELLINI ed al Sindaco, Dott. Fausto SCRICCIOLO, per la interessantissima visita alla città di CITTA’ della PIEVE, al Signor Alessio MARCUCCI, alla signora Sabrina CACIOTTO, dell’Ufficio Cultura, all’Assessore Marco MELONI ed al Sindaco avvocato Giulio CHERUBINI, per averci permesso di conoscere il bellissimo Borgo storico di PANICALE. Un doppio e meritatissimo grazie va stavolta al nostro attivissimo tesoriere, Leandro DOMENICI, al quale dobbiamo la gravosa incombenza di tenere a giorni i nostri conti al Dott. Anacleto BUSA’, per il contributo fotografico ed a mia moglie Yvette, che mi ha fornito un contributo importantissimo nella realizzazione di questa nostra 77^  e riuscitissima escursione.

Da ultimo, il mio personale ringraziamento va a tutti i partecipanti all’Assemblea Annuale, per avermi consentito ancora una volta di vivere, “in fratellanza d’intenti”, tre bellissime giornate in UMBRIA e di trascorrere insieme delle ore interessanti sotto l'aspetto culturale e gastronomico, in un atmosfera di arricchimento personale e di giusta spensieratezza.

 

Massimo IACOPI, Reggente

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