Scavi di Ercolano

 

 

Strade e fogne
 Ercolano era attraversata, come oggi, dalla via litoranea che da Neapolis portava, via Oplontis, a Pompei e Stabia. Le strade cittadine, tracciate secondo un progetto urbanistico di stampo greco, con incroci ad angolo retto (detto ippodameo dal nome di Ippodamo di Mileto che lo attuò nella sua città natale nella prima metà del V sec a.C.), furono pavimentate con poligoni di lava solo in età augustea: il cardo V risulta ripavimentato con calcare bianco davanti alla Palestra. Metae di macine furono riusate come paracarri. Nella parte scavata della città le strade, ad eccezione del decumano inferiore, appaiono poco consumate dalle ruote dei carri che evidentemente non circolavano in tale quartiere, poco agibile per i passaggi angusti e ripidi verso il mare. Tali sbocchi per quanto praticabili solo dai muli e dai pedoni, erano di primaria importanza perché porto e mare costituivano risorse vitali per la città. Il trasporto delle merci era affidato a mulattieri o facchini.
Le facciate delle case sono spesso precedute da portici con colonne di laterizi poggiate sull’orlo del marciapiede: in molti casi aggiunte dopo il 62 d.C. esse, forse, sono spiegabili come espediente antisismico per consolidare i ballatoi e i balconi dei piani superiori. (Seneca: Questiones Naturales,VI  1,1-2).
Solo il cardo III è attraversato da una fogna, destinata a smaltire le acque del Foro, che raccoglieva l’acqua piovana defluita lungo i cardini del quartiere (non scavato). Le case prospicienti il cardo III scaricavano le acque di impluvi, cucine, latrine e mezzanini in questa fogna. Altrove gli scarichi avvenivano sul basolato della strada, come a Pompei (le latrine erano munite di pozzi assorbenti).
I pozzi raggiungevano l’acqua sotterranea già a 8-10 m di profondità (a Pompei solo a m 30). E’ questa una delle ragioni per cui l’impianto tradizionale della casa fu abbandonato più presto a Ercolano.
L’acquedotto del Serino, di età augustea, risolse anche qui i problemi dell’approvviginamento idrico. Come a Pompei, molti tubi di piombo sono stati tolti all’atto dello scavo borbonico.