Storia di S. Barbara - Pagina 2

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Per quanto attiene al culto si sa per certo che esso ha radici molto profonde e che risale almeno alla seconda metà del 3° secolo dopo Cristo. In tale periodo S. Giovanni Crisostomo, Patriarca di Costantinopoli, scrisse la "Laudatio Sanctae Barbarae". Per quanto riguarda più specificamente gli Artiglieri, si ha notizia che nel 1423 un non meglio specificato "Magister Bombardorum" (Ufficiale di Artiglieria "ante litteram"), davanti al pericolo di scoppio delle prime rudimentali bombarde, solesse invocare la protezione di S. Barbara, prescrivendo inoltre che si facesse il segno della croce prima del caricamento della bocca da fuoco.
Comunque sin dal 1529 Barbara venne scelta come Patrona degli Artiglieri, proprio perché la Santa aveva domato il fuoco del rogo e perché lo stesso fuoco, sotto forma di fulmine, aveva colpito il padre omicida. Ma già in precedenza Barbara era venerata presso Russi, Greci e Latini quale protettrice delle opere fortificate e delle torri (a ricordo della sua prigionia in una torre). Col tempo divenne poi la Protettrice di tutti quelli che avevano a che fare con il fuoco o con il pericolo in generale derivante dal fulmine, tanto che il Papa Pio XII°, il 4 dicembre 1951, l'ha proclamata Patrona degli Artiglieridei Marinai (che chiamano S. Barbara il deposito munizioni delle navi), dei Genieri, degli Artificieri e dei Vigili del Fuoco
Rivolgersi a S. Barbara significa dunque per gli Artiglieri scongiurare tutti i pericoli connessi con la loro professione ovvero con il fuoco dei nostri cannoni e con il maneggio delle munizioni.
I nostri antenati nella Specialità solevano ripetere con orgoglio la frase: "con fiamme e fuoco l'artiglieria sbaraglia, strugge, rompe, fracassa, urta e rovina" per sottolineare la potenza del mezzo che utilizzavano e, proprio perché consci dei pericoli connessi con il fuoco dei cannoni e con il maneggio delle munizioni, si rivolgevano a S. Barbara, per chiederne protezione.
Nel tempo insigni pittori italiani (Raffaello, Palma il Vecchio, Tintoretto, il Procaccino, il Botticelli, il Francia, il Domenichino, il Vivarini) e scultori (Bernini, Luca della Robbia, ecc.) e stranieri hanno immortalato in immagini diverse S, Barbara, per lo più ritratta o scolpita con una torre o con un ramo di palma, o con a fianco una bombarda o una spada. Il suo ritratto più famoso, e tra noi più conosciuto, è quello attribuito a Palma il Vecchio che si conserva a Venezia nella Chiesa di S. Maria Formosa.
La suggestione del culto di Santa Barbara, poco importa se nata dal mito, dalla fantasia, dalla leggenda o dalle tradizioni, simboleggia ancora oggi una validissima figura di donna, che ha saputo lottare con forza e determinazione, senza cedere né a lusinghe, né a minacce, per il trionfo delle proprie convinzioni. Pertanto essa idealizza per tutti noi la forza inarrestabile della FEDE, accostata nell'iconografia ad:

  • una TORRE, solida e forte, che non crolla davanti alle difficoltà della vita;

  • una PALMA, simbolo di sacrificio ma anche di vittoria;

  • un CANNONE, simbolo della FIAMMA, ardente di FUOCO e di PASSIONE, che scaturisce dalle proprie profonde convinzioni, che, in ultima analisi, rappresentano il CORAGGIO e la SPERANZA per chi crede in quel che fà ed è disposto a sacrificarsi per quello in cui crede.

In definitiva la figura di S. Barbara, con l'esempio del suo sacrificio, rappresenta un vero e proprio monumento per tutti quelli che lottano per far trionfare la:

  • FEDE contro il dubbio e l'errore;

  • SPERANZA contro la disperazione;

  • CARITA' contro l'odio


e si propone perciò come riferimento per l'ordinaria condotta della nostra vita, modello cui ispirarci per un impegno più forte e per una autentica crescita morale e spirituale, modello di grande forza d'animo, di perseveranza e di fiero eroismo.

Domandiamoci allora quanto siamo lontani dall'insegnamento che ci viene dalla nostra Patrona:

  • nella vita di ogni giorno e nei quotidiani adempimenti cui siamo chiamati dalla scelta di vita che abbiamo intrapreso;

  • nei momenti in cui le esigenze e le situazioni vogliono da noi qualcosa di più qualificato e dove la nostra professionalità diventa pagante per noi stessi, indipendentemente dalla causa che l'ha messa in moto;

  • nei momenti, perché no, dell'eroismo, quando muoversi vuol dire andare contro corrente, quando non agire diventa tradimento di valori, quando esporsi ed assumersi le proprie responsabilità comporta rischio e sofferenza, mentre sarebbe assai più facile crearsi un alibi comodo e rassicurante.

In conclusione, guardare ai grandi modelli della vita, ai santi Patroni, a Santa Barbara per noi Artiglieri è come guardarsi allo specchio:

  • o l'immagine che vediamo riflessa ci gratifica e proseguiamo soddisfatti sulla nostra via;

  • oppure l'immagine evidenzia le nostre lacune ed allora non ci resta che impegnarci a far meglio ed a fare seri e nuovi propositi di bene per l'avvenire.

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